Le domande frequenti sull’odontoiatra pediatrico
Da genitore è normale porsi dei quesiti in tema di pedodonzia ed odontoiatria pediatrica.
Ecco perché puoi trovare di seguito un compendio delle domande frequenti che sono state poste alla Dott.ssa Serena Sapio nel corso della sua esperienza professionale e risposte concrete, semplici, rasserenanti.
Quando arriva la prima visita?
Consiglio di cominciare presto!
La prevenzione è fondamentale per individuare precocemente abitudini viziate e correggerle prima che si instaurino quadri clinici complessi.
Portate i vostri bambini dal pedodontista come fate con il pediatra: nei primi mesi di vita!
Ricordate che già a 18 mesi possono essere presenti elementi cariati.
La prima visita andrebbe comunque eseguita non oltre i 3 anni, età entro la quale si completa la dentizione da latte.
Si procede nel controllare che tutti i denti siano erotti correttamente in arcata e che non siano presenti carie; adeguatezza della lunghezza dei frenuli labiali e linguali; intercettare malocclusioni, controllare, quindi se c’è un corretto allineamento dell’arcata superiore con quella inferiore; verificare l’abbandono del ciuccio, oppure sollecitarlo, consigliando ai genitori le tecniche meno traumatiche e più efficaci.
In genere, i danni occlusali causati dalla suzione del ciuccio, regrediscono spontaneamente se lo stesso viene abbandonato entro i 36 mesi di età circa.
Si istruisce il bambino e i genitori sulle tecniche di spazzolamento più adeguate alla loro età, sulle regole alimentari, ma la prima visita è soprattutto l’inizio di un percorso atto ad abituare il bambino all’ambiente, alla pedodontista che si prenderà cura della sua bocca fino ai 14-15 anni di età, quindi alla peridicità dei controlli, tutto, senza sviluppare traumi e paure.
Quando cominciare a lavare i denti?
Ancor prima dei denti, andrebbero deterse le gengive dei neonati, dopo la poppata con un panno oppure una garza umida per rimuovere eventuali residui di placca.
Esistono in commercio appositi strumenti per la detersione delle gengive dei più piccoli.
Una volta spuntati i dentini, puliteli con uno spazzolino con setole morbide adatto all’età del bambino.
Il vostro ruolo è fondamentale per sensibilizzare il bambino all’igiene orale.
siate da esempio, le prime volte spazzolate anche voi con loro, i bimbi amano imitare i gesti della mamma e del papà oppure di un fratellino o sorella più grande.
Insegnategli che dopo l’igiene serale, non si mangia e non si bevono camomille, latte, tisane,ecc…
Lasciatelo giocare e familiarizzare con lo spazzolino prima di provvedere voi stessi alla pulizia delle sue arcate, rendetegli il compito divertente e trasmettetegli l’importanza della regolarità di questa abitudine.
Utilizzate sempre una piccola quantità di dentifricio: la giusta misura? Una lenticchia!
Perché curare un dente da latte se dovrà cadere?
Per masticare e parlare bene, per lavare efficacemente e senza dolore, per “tenere il posto” al corrispettivo dente permanente, per stimolare una corretta ed armoniosa crescita ossea e per sorridere felici!
Il dente deciduo, se cariato, provoca la stessa sintomatologia di un dente permanente, quindi dolore alla masticazione, al freddo e al caldo, al dolce, allo spazzolamento e cattivo odore.
La cura si rende necessaria considerando che i dentini da latte hanno da fare una lunga vita nella bocca del bambino, gli ultimi cambi si avranno intorno agli 11-13 anni!
È quindi impensabile diagnosticare una carie su un molaretto da latte di un bimbo che ha 3 anni e lasciarlo senza cure in bocca fino al cambio, quindi per almeno 10 anni.
Senza tralasciare che anche i denti da latte presentano, come i denti permanenti, una polpa interna al dente, che una volta raggiunta dal processo carioso andrebbe asportata e pulita (devitalizzazione) per evitare ascessi e infezioni.
Ne derivano quindi lunghe e ricorrenti terapie farmacologiche (antibiotici e antidolorifici) che dovrebbero essere risparmiate al bambino!
Inoltre i denti decidui hanno l’importante ruolo di essere una guida di eruzione per il sottostante dente permanente, quindi, non eseguire la cura e rischiare di perdere prematuramente il dente deciduo potrebbe comportare un’eruzione in arcata del dente permanente non corretta.
In questo caso sarà opportuno posizionare in arcata un “mantenitore di spazio”.
È ovvio che se il dente interessato dalla carie è imminente al cambio, non sarà necessario effettuare la cura e sarà il pedodontista stesso a consigliarvi la giusta terapia.
Non ultimo il ruolo della fonazione: provate a pronunciare, per esempio, la lettera “F” per comprenderne l’importanza!
Dopo una cura di un dente da latte, posso avere danni al dente permanente?
I denti decidui e quelli permanenti non hanno alcuna connessione.
Ciò significa che se curo una carie o devitalizzo un dente da latte, il dente permanente sottostante non subirà nessun danno e nascerà in arcata sano e vitale.
L’unico caso in cui potrei rischiare di danneggiare il sottostante dente è in seguito ad un trauma nel quale il dente deciduo si è completamente o parzialmente intruso, oppure ha subito una deviazione importante ed è andato ad impattare con la gemma del permanente.
Il danno al dente permanente lo procuriamo se, non curando il corrispondente deciduo e perdendo prematuramente l’elemento, impediamo quel naturale e fisiologico processo di riassorbimento di radice (rizalisi) che permetterà la caduta del dente da latte e l’armonico inserimento in arcata del dente permanente con conseguente sviluppo osseo.
Che tipo di anestesia viene fatta ai bambini?
Sul piccolo paziente bisogna sempre “lavorare in sicurezza” intendo dire che non bisogna mai rischiare che possa sentire dolore!
È importante utilizzare una buona tecnica di anestesia che impedisca al bambino di avvertire l’inserimento dell’ago ed il propagarsi dell’anestetico.
I dentisti pediatrici sono molto esperti in tale pratica e la eseguono con estrema naturalezza, spiegando al bambino come fare per addormentare il dentino (ovviamente non viene spiegato loro che sarà eseguita una puntura!).
Mi capita di visitare dei bambini ai quali è stato “curato” un dente, con una carie molto profonda, senza anestesia; in questo caso il tessuto cariato non viene rimosso completamente per timore che il bambino possa sentire dolore, quindi il dentino, spesso, dovrà essere successivamente devitalizzato perché la carie è arrivata ad interessare il tessuto pulpare (il nervo).
Sarebbe stato sufficiente lavorare “in sicurezza”, pulire correttamente il dente e chiuderlo definitivamente, il tutto senza dolore, per evitare al bambino un secondo intervento, molto più invasivo.
Esiste anche una tecnica con il protossido di azoto che è la sedazione cosciente, una sorta di pre-anestesia, che permette di lavorare con i pazienti particolarmente difficili.
Personalmente tento sempre, anche con pazienti complicati, prima attraverso “L’approccio alla poltrona”: questo perché tutto ciò che costruiamo con i bambini a livello di rapporto di fiducia e superamento delle paure è un bagaglio che gli servirà e gli durerà per tutta la vita.
Indubbiamente in alcuni casi la sedazione e assolutamente l’unica strada percorribile.
I dentini, a che età arrivano e a che età cadono?
Lo spuntare dei denti da latte è spesso accompagnato da: dolore, nervosismo, salivazione abbondante e talvolta anche da febbre e dissenteria. Ci sono però bimbi che non lamentano alcun tipo di fastidio.
Prima dell’eruzione del dente potrebbe gonfiarsi un po’ la gengiva; il bimbo potrebbe avere arrossamento delle guance o del collo e difficoltà a prendere sonno.
Una garza imbevuta in acqua fredda e applicata sulle gengive gonfie, contribuisce a dare un immediato sollievo.
Il bambino in questa fase presenta “smania di mordere” qualsiasi oggetto, pertanto si possono acquistare appositi giochini in gomma che contengono una sostanza refrigerante.
L’aiuto erboristico di tisane (non calde!) a base di timo, camomilla e calendula che presentano proprietà calmanti e lenitive alleviano la sintomatologia.
Entro i 3 anni si completa la dentizione decidua composta da 10 denti per l’arcata superiore e 10 per l’inferiore.
I denti da latte si presentano spesso “spaziati” l’uno dall’altro e queste aperture vengono definite “diastemi dei primati”: i diastemi sono importanti, in quanto lasceranno gli opportuni spazi per l’eruzione dei denti permanenti i quali presentano dimensioni maggiori rispetto ai denti decidui.
A che età cominciano a cariarsi i denti?
La carie precoce nei bambini è un problema che si verifica tra 18 mesi e 3 anni di età.
La causa il più delle volte è da ricercare in quelle che vengono definite abitudini viziate come intingere il ciuccio nel miele per farlo addormentare o somministrare biberon con latte, camomilla e tisane, anche durante le ore notturne.
La conseguente e prolungata esposizione dei denti da latte a questi zuccheri provoca lo sviluppo di processi cariosi destruenti, generalmente a carico dell’arcata superiore, interessando inizialmente i colletti dei denti per poi estendersi a tutta la superficie occlusale. Tale patologia viene definita “Sindrome da biberon”.
Si comprende come sia importante intervenire sui 2 fattori di rischio da noi controllabili: l’igiene orale e l’alimentazione.
Esiste poi una componente di ereditarietà che determina una bassa o elevata cariorecettività dei singoli bambini; in questo caso, controllo e profilassi saranno gli strumenti giusti per contrastare tale predisposizione al processo carioso.
Come si fa a curare bimbi cosi piccoli e spaventati?
Molto spesso arrivano allo studio bambini impauriti. Vuoi perché caratterialmente timorosi, (non dimentichiamo che anche se molto piccoli, i bambini percepiscono immediatamente il luogo dedicato alle cure mediche); vuoi perché traumatizzati da precedenti contatti con colleghi non propriamente specializzati nella cura dei più piccoli e vuoi perché nel tempo hanno assorbito i timori e i racconti della mamma, del papà o dei nonni.
Ancora oggi, in mia presenza, alcuni genitori, mentre assistono alla cura del loro bimbo più grande, intimano al piccolo che hanno in braccio che se non farà il bravo anche lui “andrà dal dentista” e verrà utilizzato il “trapano”: come stupirsi se nell’immaginario del bambino il dentista assume un’accezione assolutamente negativa e punitiva!
Io dico sempre che i pazienti più facili da curare sono quelli che chiamo “le pagine bianche”: i bimbi che non hanno avuto contatti e racconti, ma, purtroppo, i più frequenti sono i bimbi che necessitano appunto di un “Approccio Alla Poltrona”.
Tale procedura permette al bambino, attraverso il gioco con lo strumentario che abitualmente viene utilizzato, di abituarsi ai suoni, ai rumori e alle giuste posizioni operative, oltre che a creare un rapporto di complicità e fiducia con la pedodontista.
Ogni strumento viene ribattezzato con un nome meno inquietante rispetto appunto al “trapano”, “escavatore”, “aspiratore”, “siringa per anestesia” ecc; ed ecco allora i bimbi divertirsi a giocare con il “bruchino”, il “trattore”, “l’elefantino” e “la camomilla dei denti”!
Quando ritengo che il bimbo sia pronto, la fase di approccio lascia il posto alla fase operativa, senza correre il rischio di movimenti inconsulti e pericolosi per entrambi, in quanto il bambino ha familiarizzato con tutto ciò che lo circonda, suoni, luci, sensazioni e tempi operativi!
E vi garantisco che sono bravissimi!
Come si fa a curare bimbi cosi piccoli e spaventati?
All’età di circa 6 anni, erompe nella bocca dei nostri bambini il primo molare permanente, è un dente che va a posizionarsi dietro l’ultimo molaretto da latte senza la perdita di nessun dentino corrispondente. Molte mamme non si accorgono del suo arrivo in arcata, scambiandolo anch’esso per un dente deciduo!
Le superfici masticatorie (o superfici occlusali) dei molari presentano dei solchi profondi al cui interno la placca batterica e il cibo possono infiltrarsi e rimanere intrappolati. Se poi consideriamo l’età precoce del loro arrivo in arcata, spesso associata ad una dieta tipica del bambino caratterizzata da spuntini frequenti e zuccheri e da un’igiene orale non scrupolosa, ci possiamo spiegare perché questi, tra tutti i denti permanenti, sono quelli che subiscono le più gravi lesioni cariose. Da alcuni decenni la prevenzione nei confronti di questi importanti elementi si attua attraverso l’applicazione di una speciale resina fluida: il sigillante occlusale. Questo permette di riempire il solco dal suo interno, rendendo la superficie occlusale detergibile e impedendo a placca e cibo di incastrarsi al suo interno. La sigillatura dei solchi è una pratica veloce, assolutamente indolore (non prevede l’utilizzo del trapano e di anestesia) e poco costosa per i vantaggi che offre. Il sigillante va controllato nel tempo, questo è il motivo per cui è preferibile utilizzare un sigillante bianco per una facile verifica dell’usura. La durata è variabile, sarà compito del pedodontista controllare e riapplicare, lì dove fosse necessario, altro sigillante e mantenerlo sulla superficie del dente fino ad una consapevolezza del paziente pedodontico ad una corretta alimentazione seguita sempre da scrupolosa igiene dentale.
Gomme Da Masticare - Tutti i Pro e i Contro
Una delle domande più frequenti che mi pongono i genitori dei miei piccoli pazienti è: le gomme da masticare fanno male?
Faccio una piccola premessa prima di snocciolare gli aspetti positivi e negativi: credo che la “regola del buon senso” sia sempre la strada giusta da percorrere! Alle mie bambine permetto di mangiarne una ogni tanto, specie se siamo fuori casa, hanno finito un pasto e non abbiamo lavato i denti! Ovviamente… evito le BigBubble!
PRO
Se la gomma contiene dolcificanti come lo xilitolo (E967), o “zucchero del legno”, allora, può anche aiutare a prevenire la carie! Lo xilitolo è un succedaneo dello zucchero tradizionale, estratto da legno, fragole, lampone, prugna, mais e grano e, stando ad alcune ricerche, sembra possa non solo contribuire a ridurre la formazione della placca, ma anche favorire la rimineralizzazione di piccole lesioni dentarie. Se poi allo xilitolo si aggiunge la presenza di fluoro, gli aspetti positivi della masticazione della gomma si fanno più evidenti. Oltre ai vantaggi chimici, masticare la gomma può far bene ai denti anche in virtù della meccanica della masticazione. Masticare il chewing gum dopo i pasti può aiutare a rimuovere i residui di cibo dai denti e aumentando la salivazione, indurre uno spostamento verso il basico del PH della bocca con conseguente inibizione nello sviluppo della carie.
CONTRO
Masticare una gomma contenente zucchero fa male ai denti a causa del contatto prolungato delle superfici dentali con lo zucchero, noto fattore negativo perché crea un terreno ideale per lo sviluppo di carie ad opera dei batteri cariogeni contenuti nella placca. Masticando per molte ore al giorno, si va incontro ad una sollecitazione eccessiva dei muscoli addetti alla masticazione e ad un aumento di produzione di acidi da parte dello stomaco. Non solo: eccedere nel numero di gomme masticate nelle 24 h può causare fastidiose conseguenze anche all’intestino se si sceglie la versione senza zucchero e dolcificata con prodotti come il sorbitolo che ha effetti lassativi. Attenzione quindi, quando si sceglie una cicca da masticare, bisogna prestare molta attenzione che non danneggi i denti. La didascalia senza zucchero non è una garanzia di idoneità alla salute dentale. Difatti queste gomme o caramelle senza zucchero, possono contenere altri ingredienti, come certi carboidrati, che la placca è in grado di fagocitare, digerire e fermentare rapidamente in acidi dannosi per i denti.